25 Luglio, oggi la Chiesa in festa per San Giacomo Apostolo
25 Luglio . Oggi il ricordo di San Giacomo Apostolo. Detto anche Giacomo il Maggiore.
- Nel ricordo di San Giacomo Apostolo, ricorriamo alle Parole della Chiesa per tratteggiare la figura dell’uomo.
- Giacomo di Zebedeo, detto anche Giacomo il Maggiore fa parte della lista dei dodici apostoli di Gesù. È detto «Maggiore» per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo, detto “Minore” (festa 3 maggio).
Fratello di Giovanni Apostolo
- Era il fratello di Giovanni apostolo. Loro sono chiamati da Gesù mentre erano con il padre sulla riva del lago. Luca (9,51-56) riporta un episodio che sottolinea il carattere focoso dei due fratelli Giacomo e Giovanni. Un villaggio samaritano (ebrei considerati scismatici) aveva rifiutato ospitalità a Gesù e i figli di Zebedeo propongono la sua distruzione tramite un “fuoco discendente dal cielo” attirandosi il rimprovero del Maestro.
L’ambizione
- Oltre che focosi, erano anche ambiziosi come riportano Matteo (20,20-23) e Marco (10,35-40): i due apostoli, con l’intermediazione della madre, volevano assicurarsi i primi posti del regno di Cristo, immaginando un regno terreno.
Descrizione di Benedetto XVI
- Benedetto XVI, mercoledì 21 giugno 2006, all’Udienza generale ci parla di Giacomo il maggiore: “Cari fratelli e sorelle, proseguendo nella serie di ritratti degli Apostoli scelti direttamente da Gesù … oggi incontriamo la figura di Giacomo. Questo Giacomo appartiene, insieme con Pietro e Giovanni, al gruppo dei tre discepoli privilegiati; che sono stati ammessi da Gesù a momenti importanti della sua vita. Egli ha potuto partecipare ; al momento dell’agonia di Gesù ; nell’orto del Getsemani e all’evento della Trasfigurazione di Gesù. Si tratta quindi di situazioni molto diverse l’una dall’altra: in un caso, Giacomo con gli altri due Apostoli sperimenta la gloria del Signore; lo vede nel colloquio con Mosè ed Elia; vede trasparire lo splendore divino in Gesù; nell’altro si trova di fronte alla sofferenza e all’umiliazione; vede con i propri occhi come il Figlio di Dio si umilia facendosi obbediente fino alla morte. Certamente la seconda esperienza costituì per lui l’occasione di una maturazione nella fede; per correggere l’interpretazione unilaterale, trionfalista della prima: egli dovette intravedere che il Messia, atteso dal popolo giudaico come un trionfatore, in realtà non era soltanto circonfuso di onore e di gloria; ma anche di patimenti e di debolezza. La gloria di Cristo si realizza proprio nella Croce; nella partecipazione alle nostre sofferenze. Questa maturazione della fede fu portata a compimento dallo Spirito Santo; nella Pentecoste; così che Giacomo, quando venne il momento della suprema testimonianza, non si tirò indietro. Da san Giacomo, dunque, possiamo imparare molte cose: la prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la barca delle nostre sicurezze umane; l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione; la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario; fino al sacrificio supremo della vita. Così Giacomo il Maggiore si pone davanti a noi come esempio eloquente di generosa adesione a Cristo. Egli, che inizialmente aveva chiesto ;tramite sua madre; di sedere con il fratello accanto al Maestro nel suo Regno, fu proprio il primo a bere il calice della passione; a condividere con gli Apostoli il martirio”.
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