L’Angelo Custode, come lo spiega Papa Francesco
L’Angelo Custode: natura e funzioni, alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco
- Papa Francesco docet: ” Tutti noi secondo la tradizione, abbiamo un angelo con noi, che ci custodisce” . Una presenza ( afferma nell’ omelia da Santa Marta del 02 Ottobre 2015), che ci consiglia e ci ispira bene; se sappiamo essere docili all’ascolto di questo ambasciatore; che é accanto a noi nel nome Suo”.
Ma chi é l’Angelo custode?
- É l’angelo che Dio prepone ad ogni essere umano. “Nel concilio di Trento e nel catechismo tridentino lo si descrive come colui che accompagna ogni creatura umana dalla nascita fino alla morte; affinché possa aiutarlo a camminare su strade buone, illuminarlo e difenderlo dal maligno” .
L’assegnazione
- L’Angelo non viene messo accanto a noi in maniera anonima. E una volta finito il percorso della persona che gli era stata affidata, non ” riassegnato : a un’altra.
- Tra l’angelo custode e l’essere umano si stabilisce infatti un contatto profondo ed intimo; una comunione spirituale efficace. Secondo alcuni autori moderni, tra cui il filosofo e teologo ortodosso Sergej Bulkalov, l’angelo viene creato da Dio; in commisurazione al singolo essere umano a cui viene preposto per custodirlo”.
Quando bisogna convocarlo?
- É opportuno invocarlo soprattutto nei momenti di difficoltà e nelle malattie, ma non solo. Cosí ci invita papa Francesco: ” Com’é il rapporto con il mio angelo Custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: ” Custodiscimi durante il sonno? Parlo con lui? Gli chiedo consiglio?”.
Come sono gli angeli?
- L’iconografia li rappresenta come una figura dai lineamenti umani, ma dotata di ali. Se l’aspetto umano ci ricorda che egli é accanto a noi e condivide la nostra esistenza; le ali esprimono invece la loro spiritualità, fatta di dinamismo e di moto; di presenza immediata ovunque il Signore li mandi.
- Ma al di la di queste rappresentazioni, come dobbiamo concepirli? ” In quanto esseri puramente spirituali, non hanno una fisionomia configurata antropologicamente. Secondo l’esperienza di alcuni mistici, tra cui San Pio da Pietrelcina o Natuzza Evolo, si puó dire che sono espressione di una luce che colpisce la nostra vista e tocca il cuore…si pensi all’ angelo serafino che appare a San Francesco d’Assisi e gli dona le stigmate. Sono “luci seconde”, ovvero riflessi della luminosità celeste. Per cogliere la loro presenza occorre una dimensione orante e di silenzio; affinché i loro segnali non vengono sopraffatti dal chiasso esteriore e dalle dissipazione interiori”.
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